venerdì 26 agosto 2011

Nick Pizzolatto Galveston

Nick Pizzolatto Galveston, Mondadori 2010

voto 9/10

Quello di Pizzolatto si presenta come il classico on the road sulle strade blu americane ( non per niente esce per l'omonima collana della Mondadori, che ricorda lo splendido Blue Highways: a Journey into America di William Least Heat-Moon). Lui è un gangster afflitto da un male incurabile in fuga dai suoi ex capi che lo vogliono morto; sulla strada incontrerà una bellissima giovane prostituta alla quale si unirà una bambina di tre anni. I tre viaggeranno tra Louisiana e Texas, e nel fuggire dai propri demoni incontreranno e si scontreranno con e tra di loro. Si dirà: quindi? Classica trama del genere, banale definizione da manuale. Infatti la trama è tutt'altro che originale, compreso il solito cliché del protagonista che, ormai vecchio, si trova di nuovo a fare i conti con il suo passato. Quello che caratterizza il romanzo, la sua forza, oltre alla piacevole scrittura di Pizzolatto, è lo sviluppo del rapporto del protagonista con le due figure femminili che lo accompagnano. L'autore supera subito le ovvie implicazioni Lolitiane da un lato quanto il ritorno all'innocenza dall'altro; Roy Cady infatti è un eroe davvero postmoderno, azzeccato anche se non certo eccezionale, che, a volte autore a volte vittima degli eventi, affronta il viaggio della vita in modo incoerente, limitato, dolce e opportunista, professionale e impacciato, delineando, ancora una volta, un eroe prima di tutto inesorabilmente umano.




mercoledì 17 agosto 2011

vacanze

mi scuso se è da un po' che non pubblico, ma mi sto godendo le vacanze pure io! grazie per le mail e buon fine agosto, aggiornerò il blog al più presto!

lunedì 18 luglio 2011

Michael Gregorio Critica della Ragion Criminale

Michael Gregorio Critica della Ragion Criminale, Einaudi 2006

voto 8/10

Nei cenni biografici del risvolto si legge solamente “Michael Gregorio insegna filosofia”, e non poteva essere diversamente visto il titolo dell'opera. Forse azzardata ma sicuramente rispettosa la scelta dell'autore ( in realtà degli autori, poiché Michael Gregorio è lo pseudonimo utilizzato dall'inglese Michael J. Jacob e da sua moglie, l'italiana Daniela De Gregorio ), che storpiando il titolo della celebre opera di Kant fa diventare il grande filosofo uno dei protagonisti di un noir ambientato nella Prussia di inizio Ottocento. Una serie di omicidi rituali terrorizza Königsberg, già in allarme per l'avanzare delle truppe francesi, e, con il constante riferimento di Kant, Stiffenis viene chiamato a indagare. L'aspetto narativo più riuscito è sicuramente l'ambientazione; la città è una sorta di New Orleans di inizio Novecento dove, tra fango, nebbia, freddo e ratti si alternano razionalità ed esoterismo, vicende storiche e pretesti narrativi, potere e miseria, tragedie famigliari e sociali. L'idea di Gregorio è sicuramente ambiziosa e originale ( pur rientrando nel filone faction ) ma forse un po' pretenziosa. La narrazione comincia in modo accattivante per poi diventare discontinua, singhiozzante e, inevitabilmente, noiosa. Anche il rapporto di Stiffenis con Kant, chiaro riferimento paterno, poteva essere sviluppato in modo più organico, così come le argomentazioni e le discussioni puramente filosofiche. Nota di merito va invece a Mario Marchetti per la riuscita traduzione italiana, farcita di un lessico ricercato, forse un po' obsoleto ma sicuramente rigoroso e stimolante.


lunedì 27 giugno 2011

John Banville Dove è Sempre Notte

John Banville Dove è Sempre Notte, Guanda 2007

voto 8,5/10

Nell'Irlanda degli anni Cinquanta, un giallo cominciato per caso apre uno scrigno di turpitudine e misteri nell'alta borghesia dublinese. Il dottor Quirke è uno stimato anatomopatologo che si improvvisa detective deciso a risolvere il 'caso' di Christine Falls, che lega la misteriosa ragazza deceduta alla ricca e potente famiglia del medico. Quirke si troverà ad affrontare un omertoso perbenismo deciso a coprire depravazioni fisiche e morali, dal cui turbine di amore e morte, religione, denaro e potere, arriverà, ormai vecchio, a scoprire scioccanti verità tanto su se stesso che sulla realtà che lo circonda. La scrittura di Banville è piacevole e raffinata; il complesso intreccio viene costruito magistralmente con improvvisi picchi rivelatori che accompagnano protagonista e lettore verso la risoluzione del mistero. Quello che non rende eccezionale questo bel libro è un'atmosfera noir po' troppo stereotipata ( lui improvvisato investigatore alcolizzato e inquieto per amori perduti) unita a personaggi credibili e coerenti ma purtroppo deboli e un po' superficiali; una nota stonata in quello che è sicuramente un romanzo ottimo ma, purtroppo, visto le sua potenzialità, non memorabile.

martedì 7 giugno 2011

Joseph Wambaugh I Ragazzi del Coro

Joseph Wambaugh I Ragazzi del Coro, Einaudi 2006

voto 9/10

Se un affermato maestro del genere come Ellroy ritiene Wambaugh lo scrittore che più lo ha influenzato un motivo c'è di sicuro. L'autore de I Ragazzi del Coro è stato, prima di dedicarsi alla scrittura, marine e poi poliziotto a Los Angeles fino al 1974. Proprio di un gruppo di agenti di L.A., e del loro inusuale rito di fine turno, parla questo bellissimo libro. Dieci poliziotti di basso grado sono soliti riunirsi al parco MacArthur una volta 'smontato' per smaltire, tra litri di alcol e sigarette 'donati' dai cittadini e in compagnia di donne lascive, il peso delle proprie vite lavorative e sentimentali. Nella Los Angeles intrisa di Storie di Ordinaria Follia questi antieroi, a volte veramente eroici, altre tragicamente umani, si scontrano con le realtà ai margini della giungla metropolitana di metà anni Settanta, tra prostitute, folli romantici, spacciatori e drogati in un'eco continua di violenza fisica e morale. Bella e piacevole la scrittura di Wambaugh, cruda in immagini e linguaggio senza però tralasciare toccanti momenti tragicomici.


Una volta mi sono beccato due giorni di sospensione quando sono andato a dare la notizia a quella stronza di Watts. Il suo vecchio si era fatto sbudellare a coltellate in una rissa al biliardo. Ho bussato alla porta e quando lei mi ha risposto ho detto: « è lei la vedova Brown?» Lei ha detto « No, non sono vedova» , e io ho detto « Col cazzo che non lo è ».

Jason Buhrmester La Grande Rapina ai Led Zeppelin

Jason Buhrmester La Grande Rapina ai Led Zeppelin, Fanucci 2010

voto 7/10

California anni Settanta, un gruppo di giovani ladri scalcinati si trova in seguito a un'improbabile serie di vicende a pianificare una rapina nientemeno che ai Led Zeppelin. Libro leggero e molto piacevole.

lunedì 23 maggio 2011

Jerry Stahl Io, Ciccione

Jerry Stahl Io, Ciccione Mondadori 2008

' Io, Ciccione' è la trascrizione romanzata dell'autobiografia su dittafono di Roscoe 'Fatty' Arbuckle, il più importante attore americano prima dell'avvento di Chaplin, protagonista del primo grande scandalo hollywoodiano. Quella di Fatty è la classica storia della nascita di una stella, protagonista del american dream, che dopo un'infanzia povera e tormentata arriva ad essere l'attore più pagato del cinema americano, più di un milione di dollari l'anno negli anni Venti, per poi precipitare in inferno infame, che gli costerà tutto, in seguito a un enorme scandalo a sfondo sessuale.

Il libro è diviso in varie parti, a loro volta suddiviso in microcapitoli, nel quale il protagonista racconta la sua storia, che incrocia quella di altre star del periodo come Chaplin o Keaton, costellata di amori improbabili, tradimenti, lusso e povertà, successi e delusioni tra fiumi di droga e alcol. Il libro di per sé è leggibile anche se di certo non eccezionale, anche a causa di un'indulgenza del protagonista verso se stesso che si dipinge come un'anima pura e ingenua in balia degli eventi e dello spietato mondo dello show business. Oltre agli inevitabili aneddoti irriverenti sui colleghi del periodo, la parte più interessante del libro sono i numerosi aforismi e modi di dire del protagonista, che costituiscono l'elemento narrativo più accattivante del romanzo.


Mi spaventai così tanto che lasciai cadere la Guinnes che avevo nascosto sotto il soprabito. Splat! Avevo ancora i nervi a fior di pelle per l'astinenza da eroina. E questo era motivo di superlavoro per l'alcol.

Questa è la cosa più strana quando si ha un mare di soldi: quando finalmente puoi permetterti di pagare in contanti qualunque cosa, tutti vogliono farti credito.

Ingurgitava cocktail con la stessa velocità con cui sollevava il bicchiere dal bancone.

Io sono un credulone- credo sempre a un uomo che dà la colpa dei suoi problemi all'alcol.

L'unica cosa che lavora più lentamente del mio cervello è la mia digestione. E in entrambi i casi finisce tutto in merda, dopo.

Quando ti succede la peggiore cosa del mondo, ti sembra assolutamente reale. È questo che la rende così brutta. È tutto il resto che ti sembra un sogno.

(citando Jonathan Swift) si striscia nella stessa posizione in cui ci arrampica.

martedì 17 maggio 2011

William P. McGivern La città che scotta


William P. McGivern La città che scotta, Feltrinelli 2008

voto 8,5/ 10

Se Guthrie ha dato dalla vecchia Europa una lezione di stile ai colleghi d'oltreoceano, McGivern riassume appieno il filone Hard Boiled americano, anche se con un immaginario (anticipatore) più proiettato verso gli anni Settanta e i suoi gangster movie.

Bannion parcheggiò la macchina nel lago di luce rossastra che l'insegna del locale proiettava sull'asfalto, poi entrò. Dietro al banco di mescita si agitavano tre giovani negri. Il locale era pieno di marinai, soldati, e giovanotti vestiti in modo vistoso. […] Le ragazze del burlesque[...]non erano avvicinabili, e Bannion lo sapeva: avevano il cervello lucido e i corpi stanchi; marinai, soldati e giovanotti nevrastenici non le interessavano affatto. Ma i loro occhi truccati, le loro gambe rasate e gessose, l'aura di illecita lussuria che le circondava bastavano a suscitare negli uomini un'eccitazione rumorosa.

Allan Guthrie La Spaccatura

Allan Guthrie La Spaccatura, Einaudi 2006

voto 10/10

Dalla quarta di copertina: “ Un noir che il « Guardian» ha definito «un debutto sbalorditivo, oscuro e magnifico al tempo stesso». Questo è ' La Spaccatura' di Allan Guthrie. Nella Edimburgo di Irvine Welsh, tra quartieri popolari, piccoli delinquenti, ex galeotti, investigatori delusi da romantiche promesse letterarie, donne infedeli ed eroi improvvisati si snoda una vicenda affascinante e coinvolgente. Un intreccio costruito magistralmente, con un crescendo finale allucinante e sorprendente, un sguardo crudo e disilluso sull'abusato romanticismo di vite ai margini.


Hammet aveva fatto l'investigatore nella vita reale e avrebbe dovuto sapere come stavano davvero le cose. Non aveva scuse per aver fatto apparire eccitante quel lavoro di merda. Non succedeva mai niente. Niente. Zero. Nisba. […] Dovevi rimanertene lì al freddo a osservare il quasi niente diventare un bel cazzo di niente.


mercoledì 4 maggio 2011

Victor Pelevin Dialettica di un Periodo di Transizione dal Nulla al Niente

Victor Pelevin Dialettica di un Periodo di Transizione dal Nulla al Niente, Mondadori 2006

voto 9,5/10

La 'Nuova Russia', della quale fa parte e scrive Pelevin, si rivela sempre di più terreno fertile per lo sviluppo di una letteratura pronta a raccogliere il testimone di un egemonia che dagli anni Trenta appartiene agli Stati Uniti. Le frizioni sociali accentuate dalla crisi del '29 in America trovano nella Russia post sovietica l'alveo ideale per un loro sviluppo parallelo portato però al parossismo. I nuovi ricchi sono ricchissimi, mentre i poveri sempre più poveri. La criminalità, tanto quella piccola quanto quella organizzata, è caratterizzata da un'efferatezza senza limiti, slegata completamente da tradizioni e pseudocodici morali ( a differenza per esempio di quella italo-americana), e si nutre di fiumi di alcool scadente, droga e prostituzione, in una lotta senza quartiere per mantenere il monopolio a dispetto delle altre forze via via nascenti, come ad esempio quella degli 'stranieri' Ceceni. Il 'Russian Dream' si fonda sulla consapevolezza del potere del denaro, grazie al quale si ottenere praticamente tutto, attraverso la corruzione che permea a qualsiasi livello tanto l'amministrazione della legge che quella dello stato. Insomma quel calderone sociale dal quale è nato il filone Hard Boiled, e del quale la nuova Russia è un trasfigurazione affascinante e pittoresca, a volte grottesca a volte tragicamente veritiera.

Gli scrittori della 'Nuova Russia' quindi si trovano quindi stimolati da un lato dalle contraddizioni e dalle disparità sociali derivanti dall'avvento del mercato capitalista, dall'altro dalla consapevolezza di una imprescindibile e gloriosa tradizione letteraria, sempre rispettata anche se a volte un po' rimpianta per la sua inevitabile obsolescenza.

'Dialettica di un Periodo di Transizione dal Nulla al Niente' racconta l'esilarante e poco probabile ascesa al successo Stepan Michajlov, un 'Nuovo Russo ' dell'era Putin. 'Stëpa' fonda la sua vita su una personalissima teoria numerologica fondata sul numero 34 e sui suoi diversi antagonisti, e da essa si fa guidare in tutti gli aspetti della vita, tanto sentimentali, quanto affaristici e personali, in una casuale logicità che nulla ha a che vedere con la razionalità ma piuttosto con un freudiano 'ritorno del superato' da manuale. Guidato dai numeri, da strani guru interpreti delle più disparate dottrine e da improbabili feticci sessuali Stepan si snoda tra capitale, amore, crimine e potere, in una storia che fa dell'assurdo il suo motore e di una paranoica casualità il sistema per affrontare le variabili di una società che a tratti, e solo a tratti, sembra aver perso il suo legame con la sfera del razionale, ma che a volta si ripresenta in tutta la sua tragica fisicità.