lunedì 23 maggio 2011

Jerry Stahl Io, Ciccione

Jerry Stahl Io, Ciccione Mondadori 2008

' Io, Ciccione' è la trascrizione romanzata dell'autobiografia su dittafono di Roscoe 'Fatty' Arbuckle, il più importante attore americano prima dell'avvento di Chaplin, protagonista del primo grande scandalo hollywoodiano. Quella di Fatty è la classica storia della nascita di una stella, protagonista del american dream, che dopo un'infanzia povera e tormentata arriva ad essere l'attore più pagato del cinema americano, più di un milione di dollari l'anno negli anni Venti, per poi precipitare in inferno infame, che gli costerà tutto, in seguito a un enorme scandalo a sfondo sessuale.

Il libro è diviso in varie parti, a loro volta suddiviso in microcapitoli, nel quale il protagonista racconta la sua storia, che incrocia quella di altre star del periodo come Chaplin o Keaton, costellata di amori improbabili, tradimenti, lusso e povertà, successi e delusioni tra fiumi di droga e alcol. Il libro di per sé è leggibile anche se di certo non eccezionale, anche a causa di un'indulgenza del protagonista verso se stesso che si dipinge come un'anima pura e ingenua in balia degli eventi e dello spietato mondo dello show business. Oltre agli inevitabili aneddoti irriverenti sui colleghi del periodo, la parte più interessante del libro sono i numerosi aforismi e modi di dire del protagonista, che costituiscono l'elemento narrativo più accattivante del romanzo.


Mi spaventai così tanto che lasciai cadere la Guinnes che avevo nascosto sotto il soprabito. Splat! Avevo ancora i nervi a fior di pelle per l'astinenza da eroina. E questo era motivo di superlavoro per l'alcol.

Questa è la cosa più strana quando si ha un mare di soldi: quando finalmente puoi permetterti di pagare in contanti qualunque cosa, tutti vogliono farti credito.

Ingurgitava cocktail con la stessa velocità con cui sollevava il bicchiere dal bancone.

Io sono un credulone- credo sempre a un uomo che dà la colpa dei suoi problemi all'alcol.

L'unica cosa che lavora più lentamente del mio cervello è la mia digestione. E in entrambi i casi finisce tutto in merda, dopo.

Quando ti succede la peggiore cosa del mondo, ti sembra assolutamente reale. È questo che la rende così brutta. È tutto il resto che ti sembra un sogno.

(citando Jonathan Swift) si striscia nella stessa posizione in cui ci arrampica.

martedì 17 maggio 2011

William P. McGivern La città che scotta


William P. McGivern La città che scotta, Feltrinelli 2008

voto 8,5/ 10

Se Guthrie ha dato dalla vecchia Europa una lezione di stile ai colleghi d'oltreoceano, McGivern riassume appieno il filone Hard Boiled americano, anche se con un immaginario (anticipatore) più proiettato verso gli anni Settanta e i suoi gangster movie.

Bannion parcheggiò la macchina nel lago di luce rossastra che l'insegna del locale proiettava sull'asfalto, poi entrò. Dietro al banco di mescita si agitavano tre giovani negri. Il locale era pieno di marinai, soldati, e giovanotti vestiti in modo vistoso. […] Le ragazze del burlesque[...]non erano avvicinabili, e Bannion lo sapeva: avevano il cervello lucido e i corpi stanchi; marinai, soldati e giovanotti nevrastenici non le interessavano affatto. Ma i loro occhi truccati, le loro gambe rasate e gessose, l'aura di illecita lussuria che le circondava bastavano a suscitare negli uomini un'eccitazione rumorosa.

Allan Guthrie La Spaccatura

Allan Guthrie La Spaccatura, Einaudi 2006

voto 10/10

Dalla quarta di copertina: “ Un noir che il « Guardian» ha definito «un debutto sbalorditivo, oscuro e magnifico al tempo stesso». Questo è ' La Spaccatura' di Allan Guthrie. Nella Edimburgo di Irvine Welsh, tra quartieri popolari, piccoli delinquenti, ex galeotti, investigatori delusi da romantiche promesse letterarie, donne infedeli ed eroi improvvisati si snoda una vicenda affascinante e coinvolgente. Un intreccio costruito magistralmente, con un crescendo finale allucinante e sorprendente, un sguardo crudo e disilluso sull'abusato romanticismo di vite ai margini.


Hammet aveva fatto l'investigatore nella vita reale e avrebbe dovuto sapere come stavano davvero le cose. Non aveva scuse per aver fatto apparire eccitante quel lavoro di merda. Non succedeva mai niente. Niente. Zero. Nisba. […] Dovevi rimanertene lì al freddo a osservare il quasi niente diventare un bel cazzo di niente.


mercoledì 4 maggio 2011

Victor Pelevin Dialettica di un Periodo di Transizione dal Nulla al Niente

Victor Pelevin Dialettica di un Periodo di Transizione dal Nulla al Niente, Mondadori 2006

voto 9,5/10

La 'Nuova Russia', della quale fa parte e scrive Pelevin, si rivela sempre di più terreno fertile per lo sviluppo di una letteratura pronta a raccogliere il testimone di un egemonia che dagli anni Trenta appartiene agli Stati Uniti. Le frizioni sociali accentuate dalla crisi del '29 in America trovano nella Russia post sovietica l'alveo ideale per un loro sviluppo parallelo portato però al parossismo. I nuovi ricchi sono ricchissimi, mentre i poveri sempre più poveri. La criminalità, tanto quella piccola quanto quella organizzata, è caratterizzata da un'efferatezza senza limiti, slegata completamente da tradizioni e pseudocodici morali ( a differenza per esempio di quella italo-americana), e si nutre di fiumi di alcool scadente, droga e prostituzione, in una lotta senza quartiere per mantenere il monopolio a dispetto delle altre forze via via nascenti, come ad esempio quella degli 'stranieri' Ceceni. Il 'Russian Dream' si fonda sulla consapevolezza del potere del denaro, grazie al quale si ottenere praticamente tutto, attraverso la corruzione che permea a qualsiasi livello tanto l'amministrazione della legge che quella dello stato. Insomma quel calderone sociale dal quale è nato il filone Hard Boiled, e del quale la nuova Russia è un trasfigurazione affascinante e pittoresca, a volte grottesca a volte tragicamente veritiera.

Gli scrittori della 'Nuova Russia' quindi si trovano quindi stimolati da un lato dalle contraddizioni e dalle disparità sociali derivanti dall'avvento del mercato capitalista, dall'altro dalla consapevolezza di una imprescindibile e gloriosa tradizione letteraria, sempre rispettata anche se a volte un po' rimpianta per la sua inevitabile obsolescenza.

'Dialettica di un Periodo di Transizione dal Nulla al Niente' racconta l'esilarante e poco probabile ascesa al successo Stepan Michajlov, un 'Nuovo Russo ' dell'era Putin. 'Stëpa' fonda la sua vita su una personalissima teoria numerologica fondata sul numero 34 e sui suoi diversi antagonisti, e da essa si fa guidare in tutti gli aspetti della vita, tanto sentimentali, quanto affaristici e personali, in una casuale logicità che nulla ha a che vedere con la razionalità ma piuttosto con un freudiano 'ritorno del superato' da manuale. Guidato dai numeri, da strani guru interpreti delle più disparate dottrine e da improbabili feticci sessuali Stepan si snoda tra capitale, amore, crimine e potere, in una storia che fa dell'assurdo il suo motore e di una paranoica casualità il sistema per affrontare le variabili di una società che a tratti, e solo a tratti, sembra aver perso il suo legame con la sfera del razionale, ma che a volta si ripresenta in tutta la sua tragica fisicità.



lunedì 2 maggio 2011

Stanislaw Lem L'ospedale dei dannati

Stanislaw Lem L'Ospedale dei Dannati, Bollati Boringhieri 2006

voto 7/10

Anche questo un libro piacevole, anche se carico di un potenziale inespresso

Bernard Malamud Ritratti di Fidelman

Bernard Malamud Ritratti di Fidelman, Minimum Fax 2010

voto 7/10

sinceramente mi aspettavo di più. Forse un libro che pretende più di quel che riesce a dare, ma nel complesso una narrativa piacevole anche se avara di spunti meritevoli.