mercoledì 13 aprile 2011

Norman Mailer Il castello nella Foresta

Norman Mailer, Il castello nella Foresta, Einaudi 2008

voto 10/10

Quello di Norman Mailer è un libro piacevolissimo e complesso; difficile riuscire a renderne la profondità, lo stile e l'acume in poche righe ( tanto che mi verrebbe da consigliarlo come argomento di tesi di laurea). Quello che è certo è che si tratta di grande scrittura (va ricordato che Mailer ha vinto due premi Pulitzer, per Le Armate della Notte e Il Canto del Boia), gradevole e riuscitissima commistione della tradizione storico-formativa europea con lo stile asciutto e agile, pervaso da una, seppur morbida, spregiudicatezza, tipico della narrativa americana. Si tratta ancora una volta di un esempio dalla faction della tanto cara agli statunitensi, in uno dei suoi esperimenti più coraggiosi, visto l'argomento trattato, che solo la consapevolezza della propria maestria con gli strumenti della scrittura riesce ad affrontare, innalzando l'opera sopra la troppo labile linea di demarcazione tra arte e spazzatura ben confezionata. Ne ' Il Castello nella Foresta' si narra l'infanzia e l'adolescenza di Adolf Hitler dal punto di vista della limitata onniscenza di un demone che decide di esplicitare il suo rapporto di intermediario tra il diabolico e l'umano, nell'eterna lotta con il divino per la possessione dell'anima. Non si pensi però a una facile associazione diretta tra il Male e colui che del male è l'icona del Novecento; il diavolo di Mailer è astuto e allo stesso tempo ingenuo, profondo nelle sue macchinazioni per influire sull'animo umano e allo stesso tempo consapevole dell'impossibilità di comprenderlo fino in fondo, subalterno a un'autorità superiore (il Maestro) e ai limiti e agli obblighi da lei imposti, come l'assenza di memoria o il continuo peregrinare, oltre a un più che umano ( o diabolico) desiderio di riconoscimento personale e professionale. Accanto a una rigorosa indagine storiografica, corredata da un'ampia bibliografia, Il Castello nella Foresta rimane soprattutto un romanzo, dove il giovane Hitler passa spesso in secondo piano a favore dei complessi personaggi comprimari, in particolare Alois, padre del futuro dittatore. Il libro è intriso di una sessualità quasi esclusivamente incestuosa, vero motore della narrazione, alla quale si affiancano, in una pudica blasfemia, epocali vicende storiche, argute e orignali riflessioni sulla natura umana, considerazioni religiose e metafore mirate anche se mai, con esplicito avvertimento del narratore, ingenuamente dirette.