mercoledì 4 maggio 2011

Victor Pelevin Dialettica di un Periodo di Transizione dal Nulla al Niente

Victor Pelevin Dialettica di un Periodo di Transizione dal Nulla al Niente, Mondadori 2006

voto 9,5/10

La 'Nuova Russia', della quale fa parte e scrive Pelevin, si rivela sempre di più terreno fertile per lo sviluppo di una letteratura pronta a raccogliere il testimone di un egemonia che dagli anni Trenta appartiene agli Stati Uniti. Le frizioni sociali accentuate dalla crisi del '29 in America trovano nella Russia post sovietica l'alveo ideale per un loro sviluppo parallelo portato però al parossismo. I nuovi ricchi sono ricchissimi, mentre i poveri sempre più poveri. La criminalità, tanto quella piccola quanto quella organizzata, è caratterizzata da un'efferatezza senza limiti, slegata completamente da tradizioni e pseudocodici morali ( a differenza per esempio di quella italo-americana), e si nutre di fiumi di alcool scadente, droga e prostituzione, in una lotta senza quartiere per mantenere il monopolio a dispetto delle altre forze via via nascenti, come ad esempio quella degli 'stranieri' Ceceni. Il 'Russian Dream' si fonda sulla consapevolezza del potere del denaro, grazie al quale si ottenere praticamente tutto, attraverso la corruzione che permea a qualsiasi livello tanto l'amministrazione della legge che quella dello stato. Insomma quel calderone sociale dal quale è nato il filone Hard Boiled, e del quale la nuova Russia è un trasfigurazione affascinante e pittoresca, a volte grottesca a volte tragicamente veritiera.

Gli scrittori della 'Nuova Russia' quindi si trovano quindi stimolati da un lato dalle contraddizioni e dalle disparità sociali derivanti dall'avvento del mercato capitalista, dall'altro dalla consapevolezza di una imprescindibile e gloriosa tradizione letteraria, sempre rispettata anche se a volte un po' rimpianta per la sua inevitabile obsolescenza.

'Dialettica di un Periodo di Transizione dal Nulla al Niente' racconta l'esilarante e poco probabile ascesa al successo Stepan Michajlov, un 'Nuovo Russo ' dell'era Putin. 'Stëpa' fonda la sua vita su una personalissima teoria numerologica fondata sul numero 34 e sui suoi diversi antagonisti, e da essa si fa guidare in tutti gli aspetti della vita, tanto sentimentali, quanto affaristici e personali, in una casuale logicità che nulla ha a che vedere con la razionalità ma piuttosto con un freudiano 'ritorno del superato' da manuale. Guidato dai numeri, da strani guru interpreti delle più disparate dottrine e da improbabili feticci sessuali Stepan si snoda tra capitale, amore, crimine e potere, in una storia che fa dell'assurdo il suo motore e di una paranoica casualità il sistema per affrontare le variabili di una società che a tratti, e solo a tratti, sembra aver perso il suo legame con la sfera del razionale, ma che a volta si ripresenta in tutta la sua tragica fisicità.