Kenneth Fearing Il Grande Orologio, Einaudi Stile Libero, 2001
voto 8/10
Dice molto bene Luca Conti nella postfazione, quando inquadra George Stroud nelle coordinate Todoroviane:
Il delitto viene compiuto nelle prime pagine e i sospetti della polizia si concentrano su una certa persona ( il personaggio principale). Per provare la sua innocenza, costui deve industriarsi a trovare il colpevole, anche se per far ciò egli rischia la vita. Si può dire che, in questo caso, il personaggio principale è allo stesso tempo il detective, il colpevole (agli occhi della polizia) e la vittima ( potenziale) dei veri assassini.1
e allo stesso modo nota acutamente come, nonostante la coralità di voci, relative ma mai di secondo grado, focalizzate su un unico evento, la struttura del romanzo non possa ascriversi nella focalizzazione interna multipla teorizzata da Genette2. Il crimine e il colpevole si conoscono fin dall'inizio, e paradossalmente il protagonista si troverà a dover investigare su sé stesso ( con a disposizione fonti praticamente illimitate) per dimostrare la sua colpevolezza, tutto per ordine del suo capo, il vero assassino. Il libro è un susseguirsi di brevi capitoli narrati in prima persona, nella quale quasi tutti i protagonisti raccontano la parte della vicenda in cui sono coinvolti. Lo sviluppo del racconto non è quindi dato dall'evolversi delle indagini, del delitto si sa tutto subito, bensì dai tentativi del protagonista di destreggiarsi tra i meccanismi nell'enorme ingranaggio3 che lui stesso contribuisce a creare. Fearing delinea i personaggi in modo essenziale e intelligente, fa dire tutto a loro, spesso sorprendendo con un genuino e riuscito distacco dall'ovvio, finché il lettore non arriverà a sapere della faccenda più degli stessi protagonisti. Nonostante l'apparente complessità strutturale, la vicenda si sviluppa in modo lineare; i punti di vista relativi non sono quasi mai contemporanei, e il motore narrativo viene sempre alimentato da piccole porzioni di storia unite a personaggi convincenti – ad esempio la bella e riuscita la figura del barista rigattiere.
1Tzvetan Todorov, Tipologia del romanzo poliziesco, in « Paragone», n. 202, pp 3-14, 1966, poi in Poétique de la prose, pp. 55-65, Seuil, Paris 1971 (trad. it. Poetica della prosa: le leggi del racconto, Bompiani, Milano 1995)
2Di nuovo Conti si rivela molto attento nel portare come esempio di applicazione di tale teoria il film «Rashomon» di Kurosawa
3L'enorme ingranaggio è l'acuta traduzione del titolo nella prima edizione italiana