martedì 22 febbraio 2011

Walter Mosley Little Scarlett


Walter Mosley Little Scarlett, Einaudi Stile Libero Noir, 2008

voto 6 (politico)/10

Walter Mosley, Little Scarlet, Einaudi 2008


Booooring, direbbe un americano. Più che noioso, il libro di Mosley è in realtà davvero scontato, nonostante la palese pretesa di riflettere su grandi tematiche e nel contempo delineare personaggi memorabili. ' uno dei personaggi più complessi del noir contemporaneo, l'unico vero erede dei mitici detective privati di Hammet e Chandler' recita trionfalistica la quarta di copertina; d'accordo che bisogna venderlo, il libro, però dire due scempiaggini in due righe è un po' troppo. Bisogna ammettere che Mosley è buon narratore, con uno stile fluido e lineare, e nonostante il ritmo sia un po' discontinuo e frantumato, il risultato non entusiasma ma si lascia leggere. Una narrativa leggera che riduce però i contenuti a un elenco di cliché. Easy Rawlins non è un detective di professione, come spesso accade nel genere, bensì un reduce di colore della seconda guerra mondiale, che si trova a indagare su un omicidio durante la rivolta di Los Angeles dell'agosto del 1965.

È esplicitamente schierato dalla parte degli afroamericani, in un continuo ' la nostra povera gente contro i bianchi schiavisti e un sistema corrotto e indifferente verso di noi ', non per questo rifiutandosi, nella sua purezza di pensiero, di aiutare un bianco meritevole, dal quale riceverà, come da tutti quelli che lo conoscono, infinita gratitudine per la sua lucida pietà. Al di là della sepolta immagine dell'eroe senza macchia e senza paura, che stona ancora di più nel contesto urbano americano degli anni Sessanta, si potrebbe attribuire questa semplice unidirezionalità di pensiero come a un tentativo di contestualizzare il personaggio nella situazione storica, come a dire: un nero a Watts nel 1965 non poteva che pensarla così. Può essere un tentativo giustificato e coerente, ma di certo né complesso né troppo dignitoso, con aggravante il fatto che il libro sia stato scritto nel 2004, quando ormai ci si poteva ormai confrontare con ben altri discendenti di Hammet e Chandler. Un altro tentativo di dare alla figura di Rawlins un taglio, se non originale, almeno inusuale, è quello di attribuirgli una famiglia anticonvenzionale: due figli adottati e una moglie fedifraga. Lo aveva già fatto Crumley con acuta dolcezza, mentre Mosley ricade nel patetismo e nella patina di pudicizia che permea tutto il libro; i figli sono ovviamente due disgraziati che lui ha salvato da un futuro condannato, e va da sé, lo adorano, mentre la moglie, scappata tempo prima con nientemeno che con un principe, gli ha sempre assicurato di non avere mai avuto rapporti con l'amante. Insomma persino quando perde non ci rimette un granché, e quello che sembra il motore per una meritata scappatella si risolve con l'eroe casto che rinuncia a un amore che profuma di gioventù per non venir meno alle sue responsabilità. Insomma Rawlins è un vero vincente, e senza nemmeno molto sforzo. In una città assediata dove regna la violenza di strada lui può investigare senza problemi, senza dover escogitare intricati stratagemmi per accedere a situazioni normalmente vietate al comune cittadino poiché, quasi intuendo la sua immacolata missione di giustizia, il potente vicecapo della polizia gli conferisce un lasciapassare che gli permette di circolare ovunque senza dover dare spiegazioni di sorta alle varie autorità. La realtà degli eroi hard boiled è costituita, e qui sta gran parte del loro fascino, dai reietti della società: spacciatori, prostitute, baristi malfamati, truffatori e piccoli delinquenti. Anche nelle sue conoscenze delinquenziali l'eroe di Mosley è particolarmente fortunato: uno è semplicemente il criminale il più pericoloso di L.A. (sic!), mentre l'altro, piccolo truffatore, è un genio indiscusso, e ovviamente entrambi devono all'eroe la loro preziosa gratitudine.

Quando ha bisogno di curarsi Rawlins si rivolge a una misteriosa maga, depositaria di atavici rimedi tribali molto più efficaci di una qualsiasi medicina dell'uomo bianco, che ottusamente non riconosce la validità e il fascinoso potere delle tradizioni degli afroamericani; vien da pensare ai bei tempi in cui i detective si imbottivano di anfetamine e codeina per guidare milleduecento chilometri senza essere sopraffatti da stanchezza e dolore.

Persino i sogni di Rawlins sono chiari ed espliciti ( davvero ridicola la metafora onirica di lui che cerca motivazioni per continuare a pulire una realtà destinata a sporcarsi).

Insomma l'eroe di Mosley è un donnaiolo, invincibile, generoso, corretto, determinato, con le idee chiare, fortunato e modesto;


'La mia fortuna era incredibile. Mi bastava stare alla scrivania, e tutto quello che volevo – sesso, amore, informazioni...- mi arrivava per telefono o bussando alla porta .'


risultando davvero superato, fuori luogo o semplicemente noioso, soprattutto per la pretesa, palese e assolutamente non riuscita, di conferire al libro un tono memorabile, proprio perché tenta di inserirsi in un genere che deve la sua grandezza al superamento, troppi anni prima, proprio di quei cliché dai quali trae forza il protagonista di Little Scarlet.